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La Poesia distrugge

ogni maledetta notte
il mostro della Poesia
ruggisce sogghignando
in arcobaleni di distruzione;

è come ritrovarsi in
una stazione maleodorante,
mettiamo alle 4 del mattino,
con un pigiama viola di flanella
che ti salva appena dal freddo.

... ti fermi... ti gratti...
osservi la gente passare
in abiti da lavoro e con la fronte sudata,
le mani arrampicate appena su un tozzo di pane,
la bocca intenta a succhiare buon vino francese
per anestetizzare il dolore;

vedi passare la VITA.

a te non resta
che imbracciare la penna
e prendere appunti
sulla quieta e farraginosa
insoddisfazione del mondo.

le notti sono stupide ballerine orientali
che bestemmiano Dio;

la puzza della notte ti trattiene
in questo quieto miraggio
di alcool e disperazione;

nessuna salvezza alle 4 del mattino,
solo un blaterare inesausto
di parole acuminate come
tiepidi geyser
che suggeriscono follie.

una stolida stazione è la notte,
il TRENO DEL SOGNO
arrugginito
dalle cieche domande
che fa nascere l'insonnia,

una sveglia che suona
perpendicolare
al mondo,

il mattino appena conosciuto.

la Poesia distrugge
distrugge
distrugge

 

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3 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Vincenzo Capitanucci il 17/08/2016 08:36
    come non farmi pensare a questa...

    Bonne pensée du matin


    Alle quattro del mattino, d'estate,
    Il sogno d'amore dura ancora.
    Sotto i boschetti l'alba svapora
    L'odore della sera di festa.

    Ma laggiù nell'immenso cantiere
    Verso il sole delle Esperidi,
    In maniche di camicia i carpentieri
    Sono già in movimento.

    Nel loro deserto di muschio, tranquilli,
    Preparano i pannelli preziosi
    Dove la ricchezza della città
    Riderà sotto falsi cieli.

    Ah! per questi Operai affascinanti
    Sudditi di un re di Babilonia,
    Venere! lascia un po' gli Amanti,
    Dall'anima fatta corona.

    O Regina dei Pastori!
    Porta ai lavoratori l'acquavite
    Perché si plachino le loro forze
    In attesa del bagno in mare, a mezzogiorno.

    Maggio 1872

    Rimbaud

3 commenti:

  • silvia leuzzi il 17/08/2016 19:31
    Caro Ferdinando il tuo pensiero tanto assomiglia " al cor che si spaura " del nostro Leopardi, un motivo che mi spinse quasi trent'anni fa a mollare sta cazzo de poesia che m'istigava all'autodistruzione, ma non è la poesia il motivo, è l'Infinito, è quel sentire profondo che bisogna aver agganci per riuscire a non sprofondare se lo si vuole esplorare. Noi stessi siamo un mondo inesplorato e che paura guardarci dentro. Un abbraccio, scusa se il commento ti sembra troppo personale, è solo riferito alla poesia. ciao
  • Gianni Spadavecchia il 17/08/2016 15:20
    Un aspetto della poesia che non ho mai davvero analizzato. Scritta in modo particolare ma assolutamente fantastica.
    I miei complimenti!
  • Rocco Michele LETTINI il 17/08/2016 11:43
    CONVENGO NEI TUOI OCULATI VERSI.
    LIETA GIORNATA FERDINANDO.
    *****

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