le gambe della francese erano tornite
e aveva due occhi neri belli come l'Africa
quando l'antilope la vince sul leone.
a volte la guardavo di nascosto imburrare
crostini di pane o condire l'insalata con aceto di Xerex;
erano cose così che colmavano l'aria di quella
vivace magia che ti spinge a comporre un qualsiasi testo letterario.
e la francese parlava perfettamente quattro lingue,
era laureata all'università di Lione con il massimo dei voti,
e quando facevamo l'amore diceva "yes" e "oui" e "ja" e "si"
con un filo di voce sottilissimo che pareva la tremula candela
accesa in una veglia di Natale.
quello che ricordo con maggiore fervore di lei
è la svagatezza, senz'altro la svagatezza, e
quelle stolide manie sulla moda che sono tipiche di
una jolie fille d'oltralpe.
non posso dire d'averla amata,
le volevo senz'altro bene e mi piaceva,
ma l'Amore è l'incendio che fa tremare
i fottuti treni in viaggio verso la Vita,
e io, in questo caso, sono riuscito
a tenere a bada le fiamme;
oggi m'andava di ricordarla,
forse perché sono diventato nostalgico,
forse perché il tempo dell'avventura è passato
e non tornerà, o forse chissà.
dunque,
Amandine questa poesia è per te.