Sputate fuori la vostra rabbia
uomini ridotti a merci.
Mostrate i pugni chiusi
a chi gioca sulle vostre vite.
Dal buio soffocante di miniere
al calore insopportabile di altiforni
dai campi riarsi ed assolati
alle alte e fragili impalcature
alto si levi il grido
di chi non ci sta
a morir da schiavo.
Non si può morire
per un pugno di denari
mentre c'è chi sguazza
nell'oro del sudore altrui.
Altre genti in passato
hanno lottato,
altre genti con scioperi
cartelli e rabbia in corpo
il padrone hanno sfidato.
Ora che sembra tutto
lecito per chi decide
delle vite altrui,
ora che il giorno dopo si dimentica
chi è stato schiacciato dalle macchine
e dall'incuria dei potenti,
c'è chi piange di nascosto un
marito che non torna,
c'è chi aspetta in silenzio
un padre che apra quella porta.
Vorrei vedervi tutti in piazza
come un tempo, uomini e donne,
con rabbia e dignità,
vorrei vedervi piangere chi
non tornerà più a casa,
accarezzare i figli di questi morti
non per fatalità ma per indifferenza,
e sentirvi gridare: mai più, mai più
morti per portare a casa un misero salario!