Ho girato e rigirato
sondato la mia prigione,
cercato una via di fuga.
Anelavo il cielo in alto
troppo in alto libero.
Vagavo con gli occhi
in luoghi bui angusti
sapevano di muffa
e cose vecchie rinsecchite.
Calpestavo umida terra
a piedi nudi infreddoliti,
con le mani carezzavo
limiti aguzzi taglienti.
Poi nel dolore vorace
divenni cieca sorda.
Rinunciai all'azzurro
rimisi le ali al cuore
spillate con aghi ricurvi.
Arresa al nuovo volo
sfioro le genti, i loro pensieri
sorvolo campi e praterie
di erba verde e speranze altrui.
Sbocciano fiori nuovi
al mio solitario passaggio.
Impronte vive scarlatte
della mia impietosa libertà.
l'autore Sofia Rossi ha riportato queste note sull'opera
Questa poesia è stata ispirata da uno dei protagonisti del libro fantasy scritto da un mio carissimo amico, ovvero Artio, la strega del sangue.