Mi chiese educato un tizio imbranato:
convivo o mi sposo?
Domanda complessa, incognito amico,
quesito oneroso;
perché, se ti dico: la convivenza,
qualcuno direbbe commetti peccato,
che t'ho consigliato il concubinato;
in tempi passati era voce proibita,
passo insensato che bollava una vita.
Certo, le usanze sono cambiate,
la vita in comune diviene esperienza,
parola e promesse non sono giurate
c'è indipendenza, cambio, franchigia,
quando sei stanco ti fai la valigia.
Il matrimonio prevede più impegno:
quel "congiunto da Dio non separare"
grava in capo come mazza di legno.
È intesa, fusione, donarsi, donare,
catena giurata, di fede, d'offerta,
gioco amoroso, convinto, sicuro
per affidare la specie al futuro.
Queste le norme amico mio,
ma vuoi un consiglio? Affidati a Dio,
tanto il rischio esiste comunque
ed è di prassi, si dice dovunque:
il matrimonio è manicomio
la convivenza è sofferenza.
Quindi convivi o ti sposi, ragazzo,
ti grideranno gli amici: sei pazzo.