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Ascensione
Di notte l'immobile parete
stellare,
pensando col cuore e
l'anima e il tremore,
pensando con occhi allineati
ai muti pianeti vaganti
in equilibrio sull'asse
ordinati, affinando confidenza e
vicinanza con i satelliti compagni,
non sono, oh Nitr, come l'uomo che cade e
cade, e che cadendo
si decade, scrollandosi l'oro
di torri di certezze,
d'alloro scrollandosi ricolme
le teste sparse a vaghezze.
È come l'intensa e breve scossa, in un sogno,
un salto in basso dal grattacielo
della vera Conoscenza e Sapere,
e nessun impedimento,
alla forza che m'attrae giù alla terra,
voltosi il cuore all'ascensione.
È come sussurro e tremore
l'incontro d'occhi gravi e
questa tempesta che tutti i miei corpi
scuote, all'onda estranea
d'un vento naturale
che non si conosce più
e più non si riconosce
la stagione dell'anno,
e ch'io trapasso leggera
come fossi puro corpo astrale
dal tempo e dallo spazio fuoriuscito,
e del limite nulla più.
È come sussulto e tremore,
passeggio oscillando all'alto,
pensando l'Ascensione,
e sento quest'impeto, senza te.
Come Goethe ai giovani dolori,
come tutte le anime più belle
ai sinceri amori;
anch'io scrivo:
Ich habe Sehnsucht nach Dir.
Io sento quest'impulso, senza te,
che m'accelera il cuore e sobbalza
il terreno, accorgendomi del suolo
in protesta.
Io sento questo impeto, senza te,
che di tutti brucia il senno fittizio,
ed emerge l'infittita paranoia e
l'esaltazione d'un trauma,
e vedersi è così profonda la spaccatura
del vuoto,
e noi ascendiamo,
sempre più guardo l'alto
sollevandomi dalla mia corporeità.
La mia speranza fortissima come
ogni mio pensiero a costruirsi
il più vasto edificio paranoico, e
so, ch'ogni forma d'oscuro pensiero
non m'abbandonerà, anzi
m'accompagnerà dinanzi
il cancello del cimitero animato.
Io sento quest'impeto, senza te,
questo tremore ineffabile, all'incontro
d'orbite vertiginose ricolme
d'esplosivi lampi silenti;
e tutto tace quando il certo cade
ed a offuscarsi il movente
d'ogni mia scrittura che
so, non è ad irrompersi nella vita
della storia, e si vede il passato,
a riscriversi in funzione del proprietario
illegittimo.
Io sento quest'impeto senza te,
e non di rado soverchia anche te,
un impulso deciso e
che va
sommergendo ogni
cellula di me.
La leggerezza, Giove, sovviene
quand'è il cosparso muro del mio cuore
scosso e percosso, e che d'imperturbabile
è il fisiologico battito incessante
e che non vede il mio tacito crollo.
La leggerezza, Giove, sovviene
quand'è che spira il soffio vaticinante
l'immagine dei miei sogni appesi
come candele rischiaranti il buio
inficioso d'ogni cellula
di me come te.
La leggerezza, Giove, sovviene
quando d'improvviso s'è pieni di tutto
e passando l'oggi m'è presente
evidente il remoto futuro più incerto.
La leggerezza, Giove, sovviene
com'effetto d'ogni trauma
ripetibile, e il mio corpo inconsistente
evanescente perde forma
come per asportarsi altrove
nel diverso tempo e luogo,
come per bilocarsi consci de le mediane
forze levitanti ogni parte
di me e di te.
La leggerezza, Giove, sovviene
quand'è non più animato
il mio cuore
di quest'impeto che m'assale e
percuote con l'agghiaccianti lastre
d'arcani dubbi;
Oh scosse che muovono il sospiro!
I dolci moti dei respiri e i lievi toni
erano le sere d'estate
al dispiegarsi del vespro;
pensando l'oggi è rigarsi la carne
di lacrime nostalgiche,
quand'è che l'occhi
all'unirsi rifrangono il buio
permeante l'ognuno strato di
me come te,
ed è l'immenso.
La mia speranza fortissima
è il venirsi incontro sorridendosi
d'umana fratellanza, e
reciprocamente lavarsi d'ardore
e d'amore e di passione
affini pensieri
per i più fragorosi sguardi.
Io sento quest'impeto
e l'umano senno, ogni senso,
dissolversi per l'eterno etere;
Impetuosa e rumorosa la ribellione
di me e di te,
e come gli occhi l'impeti
ad intrecciarsi soavi, maestosi, potenti,
come quando la vista accingo
su le vetrate religiose,
quando portentosi fasci luminescenti
l'aura tutt'intorno, d'immenso
s'infonde folgorata.
La leggerezza, Giove, sovviene
quando per l'ascensione lo spirito
si dirige elevandomi
per la superiore ed universale
dimensione di luce, accecante
l'ombrosi timori umani, rischiarandomi
ogni cellula di me come te.
Io sento quest'impeto, senza te,
che m'unisce all'Arte
ristoratrice d'ogni umore infelice,
sublimatrice ogni passione animale, Nitr,
l'uomo prodotto di sola conoscenza
ed infecondo della più leggera
empatia, ben so, fermenta il male
ad ogni maniera.
Nitr, solitari, sentiamo quest'impeto
stringere ogni organo vitale,
estrarre l'oro d'ogni giovinezza,
ed aridi piangeremo i primi amori,
disillusi tremeremo dinanzi
l'impossibile morire assoluto.
Nitr, solitari, piangeremo
quest'impeto che non compare
a me e te mai più come
indietro.
Nitr, solitario le cicatrici
sfregandosi e riparandosi,
alle guerre sfuggito,
all'ombra dell'immutata
quercia;
quand'ancora sento
quest'impeto ch'assale
pur il muscolo più involontario,
riascolto una musica più pura,
sintonizzandomi con l'Universo
ch'affascina e pervade il pensiero.
Nitr, solitari, riascolteremo
quest'impeto potenziale
ad ogni forma gerarchica,
rovesciare.
Io sento quest'impeto, sussultorio,
una combustione d'occhi
è il caos paradisiaco
ch'incendia l'animi dei cuori
più giovani e sensibili;
io sento quest'impeto,
l'indizio dell'intensa follia
ch'ogni senno disinnesca.
Nitr, noi sentiamo quest'impulso,
insieme e lontani
romanticamente,
ed è per il sentimento
l'unione telepatica di
me e te
in eterno.
Noi sentiamo quest'assalto
come strangolante il dolore
quand'attorno è l'invasiva
confusione,
ed io che ricerco il Vero
la realtà materica trascendendo,
il moto degli arti evacuato.
Noi sentiamo questo tremore,
lampo e bagliore.
Lo stato angelico è
la vera musica,
guaritrice la società trasformatrice, Nitr,
e che tale il disturbo dissolve
all'infinito e per sempre, componendo
le note il paradiso terreno;
Ah! L'armoniosa legatura musicale
è lucente veggenza d'Ascesi, oh Giove!
Dov'è nel tempo perduta la cognizione
della musicale legge dell'otto?
Lo sai,
indica l'uomo lo stato disarmonico,
di vite libere, sì, comode e
all'insigne comandante ignoranza d'ogni
natura e storia, Nitr, costruite.
È come stracciato il sapere passato,
denigrate le conoscenze dell'antico,
ed in nome dell'ufficiale scienza
l'inconciliabile paradosso
è fatto parvenza di verità,
e come santità, intoccabile,
e come maestro, venerabile.
Lo stato angelico
è la musica risonante
in magnifica accordatura
col mio spirito, perispirito e
corpo mortale;
la musica purificante
ch'ogni cuore e sangue,
rilassa e connette all'universale,
oh Nitr, la musica classicista
conscia e paziente di battiti e
frequenze, quando ritornerà risuonerà,
divinamente, poi come d'incanto
il nostro sguardo, comunicato telepatico,
un globo luminoso, il salto quantico.
Lo stato angelico è
la vera musica,
intensificatrice di volontà superiori e
profondissime,
ch'ogni animo irato
acquieta,
serenità e pace all'umani sensi,
ravvivati e sincronizzati
gli emisferi e le sinapsi.
Nitr, io sento quest'allineamento
d'accordati pianeti come musiche
benevoli, e mi percepisco
iddentro le tue orbite
sprofondare cosciente;
Com'è dolce, incantevole,
raffinare l'essere umano
per le soavi e grandiose ali
dell'Arte, lo sai,
non esiste Età priva
delle più fertili sensibilità,
Nitr.
La leggerezza, Giove, sovviene
quand'è che la mano impenno
scorrevolissima su ghiaccio
bianco e puro dei fogli,
quand'è che immergendomi
s'allontana la Coscienza
fuori dell'immobile e
muto corpo fisiologico,
smorto.
La leggerezza, Giove, sovviene,
quand'è che la mano impenno
per la poesia nascente, iddentro
il favoloso colosso musicale, a lungo
dei vasti e profondi corridoi
del Tempio di Rossini.
Oh Nitr, io sento quest'impeto
come tempesta di sabbia, senza te,
ch'ogni Arte vanifica, cresciuta
disarmomizzante.
La leggerezza, Giove, sovviene
quando la frequenza intono
diminuendo e accordando
ai miei geni umani;
Oh, quando s'intonerà risuonerà
stupenda e brillantissima la musica
dall'aurea proporzione,
Nitr,
a tutti gli organi l'Ascensione
ed il mio impeto, senza te,
guarirà, ascoltami Giove!
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