Per meglio comprendere, ho toccato con mano la disperazione,
e ci sono andato, dentro al dolore di qualcun altro
timoroso, come scendendo le scale a chiocciola della sofferenza, finendo in uno scantinato, buio, sconvolgente,
senza scovare l'interruttore che riporti luce o una finestra aperta di poesia.
ho urtato gli spigoli, di una dignità lesa, ferita,
ammanettata a una colossale perdita di spensieratezza,
per un errore del passato che ha cambiato bruscamente, il fluido decorso della vita e ancora si ripercuote: venefico, nocivo, abominevole.
un duro confronto quotidiano che inasprisce il carattere,
e affila egoismi come lame
un disincanto che, per difesa o scusa, tristemente chiamano: realtà.