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Ode Paesana

Una fila di ottoni e di legni
un tamburo in coda e vestiti degni.
La Banda è al completo -
cammina al passo lungo il greto
com'avessero tutti vent'anni.
Ma è morto Giovanni
che ne aveva novanta.

Dietro al carro c'è tanta
gente - molte persone
amavano Giovanni Marone
e son tutte al suo funerale.
Due settimane in ospedale
ed è morto tranquillo.
Dalla tana un grillo
è uscito a guardare
la gente passare.
Giovanni Marone
suonava il trombone
e un trombone manca vicino alle trombe.

Appaiono in cima alla strada le tombe
nel cimitero sulla collina.

Piange una vecchina
dietro la bara nera.
Era sua amica - forse era
la morosa dei tempi felici.
Non aveva nemici
al paese Giovanni Marone.
Con il suo onesto pancione
nessuno poteva pensare
di volergli male.
Il prete guarda indignato
gli strumenti di testa-
o hanno sbagliato
una nota o è troppo mesta
la musica senza parole
che carezza le colline nel sole.

Da buon prete pensa che l'è festa
quando un'anima ci lascia
per l'eterno riposo dopo anni
di fatiche di gioia e d'ambascia
-ed è il caso del nostro Giovanni-.
Ma i clarini di testa
son bagnati dal sudore
e dal pianto e loro non resta
che suonare col cuore.

Si snoda polverosa e bianca e amara
la strada sotto i passi dei cavalli
che trascinan neri la bara.
La polvere s'alza e in quelle valli
sembra volare come una nebbia autunnale
che bigia accompagna Giovanni al funerale.

 

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1 recensioni:

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  • Rocco Michele LETTINI il 07/02/2017 09:28
    Un sentito quanto emozionante verseggio seguitato con arguzia.
    Lieta giornata, Walter.
    *****

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