Sempre amai il camminar
veloce sulla riva del mare e
sotto il sole cocente dell'estate,
là dove lo spumeggiare
delle onde incontra la rena umida
e si ritrae per ritornare ad essere
acqua dove giocano bambini sorridenti.
Lungo il cammino, per lunghi tratti
corpi abbronzati stesi sulla sabbia
e voci di madri trepidanti in ansia per i figli
fanno compagnia al mio fugace e rapido passaggio.
Ma ci sono ancora posti selvaggi
dove il silenzio è rotto solo
dal rumore delle onde
quando il mare è in collera
o dal frinir delle cicale
sugli alti e verdi pini,
e sembra quasi che col
loro incessante canto
vogliano sfidare il rombare
costante delle onde
che si infrangon sulla riva.
Sul bagnasciuga impronte
di gabbiani simiglianti a punte
di freccia conficcate nella sabbia
sono il segno del riposo notturno
prima di spiccare il volo all'alba
a caccia degli argentei e guizzanti pesci.
Laggiù all'orizzonte s'intravede
un peschereccio dai colori stinti,
e il mio pensiero va al dibattersi
furioso dei pesci imprigionati
nelle reti, alle loro grida
di dolore mute per una morte
lenta e senza scampo.
Il sole forte non cancella pensieri
e ricordi vivi nella mente,
ma ne rinvigorisce e alimenta
il loro rendersi acuti e forti,
e sembra quasi di toccar con mano
corse di un tempo passato
dietro ad una sfera colorata
tra risate gioiose e allegri giochi.
E il camminare solitario del presente
sembra esser quasi il preludio ad un
futuro fatto di piccoli ed incerti passi
quando anche i ricordi saranno
ormai nascosti dentro un
involucro chiuso da una cerniera
fatta di tanti anni vissuti in riva al mare.