Svogliatamente
ho aperto i finti rami
all'albero della festa,
che riposi in cantina
ebbra di speranze
di bagliori e di allegria
e di ineluttabile energia.
L'ho adornato
con mille lucine
a coprire il mio cupo
umore,
ho appeso palle dorate
dove si specchiano
le mie lacrime non piante,
senza arte ho agganciato
addobbi variopinti
a coprire le nudita'
e le piaghe inferte dal tempo
dal gelo e dall'indolenza.
Ho attaccato la spina
e son stata avvolta
dal magico barbaglio,
trasportata nel vortice
della calorosa menzogna
ed ho provato paura, tanta paura
di non riconoscere
più il vero dal falso
la luce dal buio
e di aver perso la mia anima,
la mia essenzialità:
ho paura di non reggere più
la pesante ma vitale maschera.
Mi accascio, abbraccio
la mia solitudine e piango
tante lacrime che ad una ad una
appendo all'albero della festa.