Nuvole grigie gonfie di pioggia
incombono come spade taglienti
sui rami di alberi scheletriti
mentre il vento smuove
le argentee foglie degli ulivi.
Non c'è vita lassù nel cielo,
non si ode l'incessante frinire delle cicale
o il canto melodioso degli usignoli
ma solo il sibilo del vento
che si insinua tra le pieghe della mente.
Porta con sé ricordi di inverni
intorno al focolare ed ai bracieri
quando solo il rosso della fiamma
illuminava di luce fioca tutt'intorno
e faceva arrossire i volti di persone amate.
Brividi di freddo e del calore della protezione
scuotevano allora i corpi dei fanciulli
mentre i nonni parlavano della loro gioventù
e i gatti sonnecchiavano sulle sedie
stiracchiandosi pigramente e sbadigliando.
Ecco l'acqua che scende copiosa
e bagna terre un tempo arse dal sole,
forma rivoli argentei sulle strade
e pozze dove si dissetano uccelli
intirizziti che scuotono le piume.
Tra le nuvole si scorge il campanile della chiesa
e i rintocchi di campane giungono ovattati;
non ferve l'opera dell'uomo nelle terre
fangose in attesa della luce e del calore
e tutto sembra avvolto in uno strano sortilegio.
Io sono qui, quasi fossi anch'io vittima
dei capricci di un mago dispettoso,
a ripensare all'estate ormai lontana
e ad immaginare quella che verrà
in attesa del sole, della luce e del calore.