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Ultimo Ulisside
Guido che dalle dolci acque
del Cusio dove di San Giulio
quell'eremo, lì son vergini pie
al silenzio votate lor sol muta
è concessa a Dio la preghira,
si specchia al centro solitario,
e da quelle ceruele acque
del Verbano dall'isole che il
Santo patrono milanese noma
punteggiate a te lidi del patrio
focolare un dì lontan lasciati,
forte il desiderio la brama tua,
ultimo Ulisside, di solcar mari
nuove acque per lo spirito bere
alla mente portare nuove ampie
conoscenze e all'animo di goder
di luoghi nuovi e di bellezze
nuove ai più ignote sconosciute
e ti sorrise così l'Egeo mar isole
dove si rincorron i Miti antichi,
dove la man tua con abil tocco
su tela mise di qualle greca
civiltà le rovine antiche, la man
che a Olimpia più volte toccò
di Prassitele il marmoreo Hermes
e gli occhi chiari tuoi di pianto
si bagnaron e da ultimo poi
l'Oceano oltre le colonne d'Ercole
e ben lontan solcato il piede tuo,
nuov'acqua sconosciuta, toccò
quel fiume quel Rio Paranà
e alla vision che gli occhi infiamma
la Bolivia selvaggia del Chaco
gli Indios dalla bella nudità
selvaggia nuove piante insetti
nuovi uccelli dal piumaggio
strano e la giungla del Paraguay
selvaggia ultima meta del tuo
umano viaggio che qui volle
crudel destin fosse da man
violenta la tua luce spenta.
No, no ancor tu Ultimo Ulisside
vivi: questo per te in Maia
il canto dell'amico Vate:
"Ed uno di noi, che taceva
con fronte ostinata, era sacro
a morte precoce, più caro
d'ogni altro agli iddii come eletto
a perir giovine e in atto
di compier l'impresa cui s'era
devoto con anima salda.
Or quegli nella memoria
più fortemente mi vive;
e lui vedo presso la ruota
del timone in quel punto,
ritto su le gambe sue snelle
e nervose di corritore
del lungo stadio, guatare
con gli occhi chiarissimi il solco.
In verità, fra i compagni
egli era il più pallido. Quasi
esangue appariva il suo vólto;
ma i suoi biondi capelli
sorgevano senza mollezza
su la robusta ossatura
della fronte nata a cozzare
contra l'impedimento;
e di virtuoso rilievo
su' chiarissimi occhi era l'arco
dei sopraccigli, sobria
la bocca e di netto discorso,
agile il collo se bene
la nuca sì ferma paresse
ch'io le comparai la cervice
d'Eràcle che l'Etra sostiene
tra la bella Espèride e Atlante
nella metòpe d'Olimpia.
Ei ne sorrise. Ma certo
gli sovrastava continua
l'imagine immensa d'un cielo."
Or ascolta da lontano questa voce Guido:
"Son qua, Ulissìde. „
"Su, svegliati! È l'ora.
Sorgi. Assai dormisti. Odi il vento. Su! Sciogli! Allarga!
Riprendi il timone e la scotta;
ché necessario è navigare,
vivere non è necessario. „
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