Volti scavati dal sole dell'estate
e dal freddo pungente dell'inverno,
mani che volano leggere e svelte
su vecchi ferri che s'intrecciano,
sedute su scalini consumati
dagli eventi naturali e dal
cammino secolare dei calzari
di uomini che tornavano dal lavoro
e di bambini che correvano festanti.
Quanta vita nei vostri occhi
con la luce di chi ha visto
orrori e lutti, guerre e carestie
ma anche sorrisi e gioia
nei dì di festa per le strade;
quanta storia è passata
tra le vostre mani e quante vite
nei vostri grembi un tempo
arrotondati dalle gravidanze.
Adesso vi guardo dietro gli usci
di portoni con secoli di vita
o appoggiate ai davanzali
di finestre adornate di fiori
che donano beltà e colori
a viandanti distratti e indifferenti,
e penso che senza la vostra
presenza umile e discreta,
senza i vostri sacrifici e
i mille affanni tra figli da cullare
pentole sul fuoco e pomodori
rossi da cogliere nei campi
il mondo sarebbe già finito.
Donne del mio Sud, a voi
rendo il mio omaggio sentito
e riverente, perché voi siete
vita, voi siete luce, voi siete amore.