Di un agile profumo
il biancospin di neve
la terra rallegrò
tra i mirti e sugli allori.
Tra le rugiade d'oro
Proserpina coglieva
i sogni già consunti
d'amore e di viole.
In nuda trasparenza
andava fresca e aerea
tra l'acque chete e chiare
delle celesti conche,
tra i rami ed i germogli
delle ginestre in fiore,
tra i pallidi asfodeli
e le ombre cupe dei boschi.
S' aprì trepidamente
la primula di marzo,
schiudeva al sol d'aprile
la vita che non pesa,
fiorì un inganno lieve
di effimere farfalle,
fiorì che era di maggio
tra il canto delle piogge,
piacer di bocche vive
sembrarono tacere,
in un istante d'oro,
il ciclo del dolore.
Era la primavera,
calice di candore,
come l'infanzia ignara
di questo mondo vano.