Dì verrà nel qual Cronos a prostar avrà
de' particulari l'assurdo arroccamento
e d'identitade a baglior s'ergerà
l'italico, ancestral e incomprimibil sentimento.
D'arabico abbraccio e greco anco
d'ispanico e franco dominio a patir avemmo
ma da fasti dell'eterna urbe e dal rimembrar mai stanco
sempre in tricolor sembiante risorgemmo.
Comuni fummo, e così principati e ardenti signorie
feroce pugna tra spade d'Impero e di papato
prodi e indomiti parati per la fiera riscossa
contr'a' l'orde del temibil Barbarossa.
Ier fummo inimici, e oggi forse un po' più uniti
da perla di Trinacria a' ruggito di monti altoatesini
di musica, pittura e poetar rechiam i miti
che tutti ci fan italici e vicini.
Paese mio, ch'il cor mai scorgati rassegnato
ch'un giorno a riveder sarai l'antique stelle
e del leggiadro canto troverai ancor il fiato
che d'avvio di secoli carezza la tua pelle.
Del Colosseo lo scintillar, del troneggiar il meneghin duomo
de' fiorentin rinascimento e de' immortal templi girgentini
tesoro fa' a te stessa e pel tutto il mondo dolce suono
che inimitabil sempre rese i tuoi confini.