Vi rivedo ancora, con i fucili e le divise
a difendere la vostra terra martoriata;
vi rivedo col sorriso della disperazione
di chi sa di poter morire in un minuto.
Nei vostri occhi c'è la fierezza
di un popolo disperso ma tenace,
con la forza di chi non ha una patria
ma sa di avere fratelli in ogni luogo.
Siete belle, ragazze curde sorridenti,
siete fiere, coraggiose e indomite,
e insegnate a tutti noi spesso ignavi
il valore immenso della libertà.
Tante di voi hanno conosciuto
le violenze, la brutalità di essere
date in sposa ancor fanciulle
ad uomini privi di scrupoli e moralità.
Tante sono state figlie, spose, madri
senza essere mai donne,
senza provar nell'anima e nel corpo
il dolce sentimento dell'amore.
Quei fucili appesi sulle vostre spalle
sono le armi del vostro riscatto,
della vostra ribellione contro
chi vuol soffocare sorrisi e libertà.
Vi abbraccerei tutte, sorelle che
combattete contro violenze e prepotenze,
e se potessi vi darei terre da coltivare
e pace, e gioia, e giorni di luce senza morte
perché nessuno spenga il sorriso
di chi crede e spera ancora nella vita.