Sopra il manubrio le mani piccine
nell'angolino le vecchie ruotine,
gli occhi sgranati che sembran fanali,
i suoi piedini attaccati ai pedali.
Con l'equilibrio però non si scherza,
prima va a destra, incespica, sterza
poi ci riprova, insiste, ritenta
cade, poi d'alza e ancor si cimenta.
Sorride mamma sull'uscio di casa
le molte ansie di colpo sparite
dorma la gatta sul prato: distesa
non fan più male le gambe ferite
e, mentre grida: mi devi lasciare;
il suo papà s'è incantato a guardare.