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Forza Sovrana o dello stato di Potenza
Accendo, forte, chiara
la Luce.
Tuonò il fragore in cielo
dei due eserciti schierati
armati di finissime lance e
gli scudi della vita
battersi la fronte contro il fronte
delle lunghe code del male.
Guardano l'abisso
è il vuoto dentro il corpo
è la tecnica signora
ignavia, ignara di misura
e che non cura
la circonferenza dell'anima
umana.
Per le strade i miei fratelli
le braccia alzate e gli occhi tesi al cielo
e tu, dimmi, qual è il mio stendardo?
Un velo colorato non scalda il mio sangue
e non lega il mio cuore
alle radici come alle pendici
dell'albero della vita.
Desti noi invochiamo
l'indipendenza della potenza
ed estendiamo il tempo della nostra anima
al corso della storia perché
c'insegna ad amare
la nostra terra e d'eredità
la nostra civiltà.
Dai tempi d'Enea noi affermiamo
di diritto la sovranità e riportiamo
allo spirito l'unica eccelsa natura
dell'uomo dell'origine e dell'etnia
ab origine.
Ma tu aspettami con l'occhi abbagliati
ricolmi di divina Verità
sul sentiero della guerra santa
per tornare degni d'essere
italici e sovrani sul suolo
romano e solare.
Ma tu ed io servi all'ascolto
dei sacri sigilli della rivelazione
odiamo:
il terrore e il furore dei cavalli celesti
e il cielo dimezzarsi e fiondare
le fredde stelle fin giù l'abissi
de la Terra.
Le porte dei leoni
e fiere scatenate contro
l'uomo dell'armonia con il cosmo;
osserva:
dov'è la Via oltre l'atmosfera del mondo
più bello e più puro
e dunque dell'Idea?
Risuonò la campana e il cielo
si fece fuoco
ed era come Marte
l'elmo porgersi sul capo
e per la guerra patire
l'amore della terra sparire e
conciliarsi fin su le vette,
virtù d'eccezione,
all'altare della Nazione.
La luce, splende, dagli occhi
dei guerrieri possenti d'energia
timotica, e fermi vigili
dinanzi, d'oro, la statua del marmo
d'Apollo
cantiamo:
Ah! Quant'è ardua la vita
d'un popolo spento
a la nemica mano
d'infedele straniero incolto?
Accendo, forte, chiara
la Luce.
Risuonò una sirena, attenta
all'uomo, e che lo tenta dall'acque
salmastre e per l'aria umida
sensazione di maligna provocazione;
ma tu ed io, vigili e pronti
all'ascolto del cielo
assistiamo:
l'aperti sigilli e le due schiere,
l'intatto e l'intero vincere sul mezzo;
il caldo e il secco, il freddo e l'umido
per il cielo fondersi
a misura dell'occhio dell'uomo.
Dai tempi dell'Impero noi affermiamo:
libertà eguale sovranità e l'identità
e l'evoluzione dell'etnia nel popolo
d'Italia.
Ma tu, dimmi, qual è la via
per la nostra antica grandezza
e rinascente per sempre
ampia comunità di destino
dell'aquila d'imperio?
Ci sentiamo come su un antico
letto di pace per lo spirito e
d'invocare: più luce,
ah! Più luce per l'iride lucida
come il maggior poeta del letto del Reno
custode, d'oro,
di mito e d'ombroso tesoro.
Desti noi viviamo nel sogno continuo
di risorgimentale ideale
sposato e incarnato in essenza
della comunità sempre vivente,
e nella storia dell'avvenire e
in profondità legati per Atlantide.
Vedemmo la bestia del mare e
il mostro fin dall'abisso,
salir in su per la terra e
d'ingegno costruire contro Dio
cuori d'acciaio sprovvisti
de la divina scintilla;
ma tu, ed io, alla luce d'intelletto
per grazia le scelte nostre
alla luce della Sapienza
contiamo il numero della bestia
e i savi d'una parte, e dall'altra parte
schiavi immemori
d'essenza umana e divina.
Iddentro la cornice d'armonia
del mondo stabile assieme a natura
noi guardiamo come sospesi
e virtuosi angeli della mobile sfera
lo sregolato terreno postmoderno
inefficace d'una filosofia
madre del bene, del buono
e del vero e del bello,
e che permeano lì fuori
di quel terreno spaziale.
L'occhi dolci al verso
del vero e del cielo,
ordinati gradi, luci nuove,
era per l'amore oltre la terra
una nuova e reale sfera
dentro i neri tuoi occhi
sfavilla Verità, eterna, battente
e che non sfiora materia,
e io voglio dir del puro
e d'energia l'anima di guerra
tua soldato.
Ma d'improvviso
scavo interni fissi e rapidi
ricordi del tuo viso e
del sole calare e la prima stella
apparire di rosso e d'oro
cospargersi il cielo ed
io immersa
nell'anima tua
soldato.
Il bacio dell'anima
immortale, perviene all'intelletto
e che tosto accogliente
nell'altro sprofonda
precipita la mente,
rinnova l'essere amato
e dona forza di Spirito
per il fronte e per le schiere nostre
armate, di tuo
soldato.
Il bacio dell'anima
eternamente, rafforza l'intelletto
la mia iride lucente e più grande
e più intensa la passione tua,
soldato.
Ora che il Sole e Marte
porgerci l'energia e
la memoria d'eserciti,
desti noi invochiamo
il destino della giovane
Nazione e per tutto
il tempo dell'esistenza:
Italia.
D'intensità, per gli occhi tuoi,
la rinascenza e il rigoglioso
destino, mi canti la perfezione
e per forza ricordare
la capanna di muschio,
affinità di sguardi e
l'alcale con il sale,
le sfere di mercurio
un'alchimia perfetta
coppie gemelle risorte
in su per le coppe
del santo calice
e io più non vedo
d'intorno lotte di società,
vincoli spezzati e tutto quanto
allarga i cuori, eleva spirito,
per sempre tua,
soldato.
Risuonò tutta la terra,
misura il tempio, le colonne
le fatiche, riesumo passate
forze, la mia bandiera sovrasta
il capo cinto d'alloro
e dell'oro dei re sapienti
e di valori coscienti
intravedi per la gloria
legioni d'eserciti animosi
al fine di dea sovranità
e m'inchino al concetto:
Nazione.
Ma desti noi acclamiamo
a gran voce il diritto di tutta
la nazione a pratica sovrana
il destino forgiare, uomini
come eroi foraggiare e
io più non ti vedo, ah!
Come un misero fante, io
contemplo il marmo dell'Idea
nell'arma tonica del tuo corpo
all'azione e come fuochi,
ribelli sopra e al di là
del libero arbitrio del mito
incurante mercato
neoliberale.
Ma desti noi vendichiamo
catene carte trattati e
i sudati calcoli d'economia
e di sregolata miseria,
e una macchia senza fine,
parole private e d'esclusivo
Logos capitale.
Venne giù come grandine,
il gran infuriarsi del giudizio,
vorticosa tempesta,
una spirale dov'è che non
so inizia la fine, ah!
Epica terminale di un impero
devoto al tramonto.
Ma desti noi invochiamo
l'indipendenza della potenza
e la cultura dell'azione
propensione a rivoluzione
per mezzo il sacrificio e per il fine
le antiche forze sovrane
in comune accordo di destino.
Accendo, forte, chiara
la Luce.
M'apparve in sogno avvolto
lo Spirito del Tempo, grandioso
su di quel cavallo bianco, fulmineo
lampo, magnifico manifesto
dell'Uomo di valore e di guerra,
cuor magnanimo, antico
patriota còrso, di mille glorie
e di cento giorni, per sempre
e più intenso vivranno le
opere tue nelle nobili vene
sanguigne del mio amor patrio.
M'apparve in dipinta tela e
in marmorea bianca luce
statua, d'entrata a Brera
solida sua statua dell'uomo
di politica e di guerra
a campo aperto, trafiggi
ancora intenso il tuo orgoglio
e accendi il mio Spirito
d'Italia più grande e
per l'avvenire che io più ambita
aspirazione non desia l'anima
mia nella tua,
soldato.
Ah! Non così distante d'Europa
lasciar la spoglia nazionale e
di Francia imperiale il generale,
Ah! Così d'antica grandezza
parlasti a me del tuo giovine
amor per la spada e l'indomito
destino fronteggiare per l'eserciti
pronti a cavalli e con fuochi
artiglieri, milioni di guerre
fidi consiglieri, ah!
sei tu ancor il mio eroe de
la Nazione il risveglio,
sei tu ancora lì a fomentare
coscienza nazionale.
Palesa il tuo spirito, oggi!
Ché l'Italia fuori della Storia
spenta sfiorisce la bellezza
di proporzione grandiosità.
Sei tu ancora l'ultimo uomo
del Rinascimento condottiero,
or dunque insegna a me
più forza, ardore! Brucia
il mio bel velo viso quieto che
dentro me m'incendio
e di già fuoco sulla pira,
m'accendi.
Veloce ascesi di spirito fin su
la salita oltre l'etereo
settimo cielo e più cosciente
di Verità dottrine la mia mente
aperta e d'estesa d'infinito
cosmo ordinato e per nobil
grazie beato fine amor,
rapido a me la visione
a Dio consacra.
Era per la straordinaria mobilità
del cielo tutto mobile,
le luci mi danzano e mai ferme,
pianeti ed astri in moto incessante
brivido, una vertigine i piedi
alati che una immensa luce
divora materia bruta
della mia pelle venuta
più lattea a galassie e
per il giro fin su il Paradiso
di qui tutto più luce,
ah! Più luce e tutto tosto
danzando ruota.
D'incanto noi cantiamo dell'ira
del Pelide Achille e del
famoso ardimento che m'assale
da greche letture d'Ilio, mio
Dio è là sacra città sovrana,
dunque desti noi invochiamo
del diritto indipendente e
per i confini suo potere esercente
libera l'Italia dall'astratte carte,
libera l'Italia dei siffatti scontri,
accordi nel nome contro la vita
mai più scritti e segreti di viltà.
Ma tu aspettami presso la fonte
la sorgente d'alti e fuochi sacri
di cui limpida purezza il Sacro Spirito
lava l'anime, affila l'arme,
tu prego aspettaci fino alla Vittoria
che a bruciar il debito per nome
si necessita dell'ignea
fiamma che distrugge e qual crea
purificando sopra sacro
patrio altare.
Accendo, forte, chiara
la Luce.
Lui che dell'Inno
sangue e suolo arde
il mio cuore riempio
e tutto intorno di luce propria
risplende e grido
il nome della Nazione
libera e mai più stella minore
prego.
Di versi lodata è l'Italia
or dunque, cantami il rinnovato
potere libero di terra e cielo
congiunti all'espressione
di sovranità integra verace.
Perché desti noi invochiamo d'Italia
il nome e i sacri sigilli di confini
precisi e decisi a parte di schiere
armate e appuntite lance,
batti il fuoco e sfrega il ferro
ché torri merlate e castelli
da barbari del mare e del monte
attaccati santuari e vette gremite
d'abituati forestieri,
a difesa, d'orgoglio gridiamo:
presente!
L'Italia potente, indipendente,
drappello di città e stato
è l'Ideale antico
di comunità.
Divino è il seme e l'umano gene
e ben lo sanno quando
confabulano di retro che
Ah! Come Dante nell'Inferno
che questo modo di retro
misteriosamente uccide
pur lo vinco d'amor
fra l'Uomo e fra Natura.
Dunque desti, vive scintille coscienti
e per l'ampio spazio di luce e
d'etere respira il mio petto
il torace di tutti si estende e
distende sopra capi l'armonia
dell'Uno e del Cosmo.
All'incontro con la tua bell'anima
viva per l'aere lucente stella
dolcemente io non soffro più
li gravi inganni e sotterranei
vili frodi tutti contro e
con gran serpentina forza
la natura d'essere d'uomo di Leonardo.
Desti noi crediamo la perfezione
e salute tutta dell'uomo d'eroiche
imprese e che nulla teme
sotto il gran Signore degli eserciti
perché tutto il nostro codice
per metà parte di Dio.
Desti noi fuggiamo dalla grande
regressione umana alla macchina
del male posto vertice alla tecnica,
ah! Noi crediamo coscienti
di scienza sacra e che in Dio
non v'è chimico algoritmo
a conferma di stato di salute.
Ma tu aspettami, oltre l'atmosfera
dei sette cieli e alle porte
dei beati, d'oro l'aurea per angoli
ai troni sapienti del Vero,
aspettami dove l'armonia
splende della Verità e di bellezza
nell'uomo riflette.
Noi accendiamo forte e chiara
la Luce e tutto intorno
gran disegno oscuro manifesto
al Sole, di radici lontane e per la morte
di secolari civiltà di filosofia
e contro metafisiche sue scienze.
Noi accendiamo, forte e chiara
la Luce, e tutto intorno
profilarsi d'obbligo bestiale
e d'infamia segno corruttore
il marchio dei dannati
per tutta la vita è cambiata
la divina fibra.
Or dunque, desti noi ascendiamo
e per grazie di nobili poesie
e dottrine per iscritto lo spirito,
le Coscienze espandiamo
e fuor del tempo e
della morte al di là
maggiore è la gioia
d'incontenibile eternità,
ah! Più luce, e m'immergo
per meditati versi
perenne il viso volto allo stato
dell'arte e al servizio della Verità,
nel nobile ardore d'ardere
di rinnovato vigore io m'infiammo
d'amore al pensiero di stato
Nazione.
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