Sei qui, paziente, che ascolti i miei ostinati vaneggiamenti universali.
Sopporti le mie umane metamorfosi.
Apprezzi il mio scarso valore.
Il tuo silenzio mi abbraccia nel dolore,
mi pone si di un piedistallo invisibile, ma vero.
Sei indifferente ai miei tanti sbagli e ai ringraziamenti mai fatti.
La tua finta indifferenza cela la paura di perderci, ma infonde la certezza di un'eterna fedeltà.
Donato Riccardi - Gennaio 2003