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Adriana

C'è una sorta di respiro
che avviene quando siedo
a quel luogo a cui aspiro.
Cosa, come provo, non credo
si possa ben spiegare d'un tiro
cosa sento e cosa vedo;

le dita scorrere sulla neve
e sporgono tra loro scure vette
dissonanti, armonici, ottave
e sul lucido nero mi si riflette
mentre lo sguardo, gli occhi
van lungo cinque lineette.

I cori di cristalli percossi sono
voci alte e basse, van piano
van forte e benché le amassi,
riuscivano a mano a mano
il mio odio guadagnarsi
che a pensarci pare strano.

Le mani che s'inerpicano
sui cinque semitoni tetri
e le dita che incespicano
tra note e pause in esametri
e gli accenti che rimarcano,
le forche che van silenti.

Però ogni battuta è pregna
di dubbi, turbe, incertezze
tappe a cui la mente agogna
idee mai raffinate e solo grezze
e un sentore di scalogna
come una gelida brezza.

Alla fine, soffice, rallento
è arrivato l'ultimo momento,
forse un grande tormento, ma
l'ho portato a compimento.

 

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