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Chiederti Scusa
Ho visto un'impronta
tra la calda sabbia scottante,
non aveva la profondità del solco appena torchiato,
non aveva la visibilità dell'unico solco scavato,
era un'indelebile impronta:
un sasso nel lago,
un foro nella barca.
Quest'impronta aveva paura,
terrore
di non essere abitata,
di rimanere solo un inutile vuoto solco,
tu eri il palmo:
sei l'elemento madre dell'impronta;
E io,
non sono altro che l'animaletto caduto all'interno e che si domanda perché,
l'errore orfano
abita la mente orfana di perdono,
e non occorre osservare l'incomprensione
se essa è l'artefice di altrettante incomprensioni,
un bocciolo coperto dal sole,
un ragno che pattina su di una foglia,
in questa raduna non rimangono che solchi,
crepe nel terreno.
Porta acqua
onda agitata
nelle scuse mai pronunciate:
il cuore non ha parole
ma canta come uno sciame in primavera.
L'acqua non raggiunge le nostre profondità,
un cuore aperto si genuflette,
gli sbagli si perpetuano,
il perdono non raggiunge.
Il mare
non porta le scuse irraggiungibili a noi:
un masso nel petto,
una falda nascosta
che zampilla dispiacere per gli errori fatti.
Un calice rotto,
un soffio di vento a febbraio.
Ho visto un'impronta,
tra la fredda neve ghiacciata,
non aveva il chiarore del velo appena indossato,
non aveva la delicatezza del lino appena stirato,
era un'indelebile impronta,
un Enrico IV in ginocchio,
un pinguino senza sasso.
Questa impronta era stanca,
stufa,
del cuore chiuso come un riccio in pericolo,
come una tartaruga durante una tempesta,
tu,
elemento imprescindibile,
come Eufrate per la Mesopotamia,
come ragione per una successione.
Se bastasse il pensiero,
le mie scuse come ticchettio dei secondi,
se bastasse l'orgoglio,
le mie scuse come ticchettio degli imperi,
se bastassi io,
le mie scuse con il mio cuore tra le tue mani.
In questa spiaggia,
il tuo solco è l'unico che pesa:
ghigliottina per Marie Antonietta,
sonnifero per Cesare Pavese,
cintura per Robin Williams,
fucile per Kurt Cobain.
Ho visto un'impronta,
tra le parole dette,
tra gli sbagli fatti,
quest'impronta non aveva malignità,
non aveva consapevolezza,
non aveva volontà,
era coperta:
velo per una sposa,
bozzolo per una farfalla;
quest'impronta aveva l'innocenza della paura:
episodio mai visto,
profumo mai assaporato;
aveva una maschera:
era sipario per l'artista,
era costume per un personaggio;
aveva tremore di sbagliare:
asta per un saltatore,
foglie per una pianta;
aspirava alla perfezione,
per non perdere i tuoi occhi,
nascondendosi dietro sipari in assenza di spettacolo.
era ape senza miele
e tu,
eri il suo polline.
Ho visto un impronta,
tra la luce riflessa,
non aveva la superficialità del piede infangato,
non aveva la perfezione della goccia di sangue sul parquet lucidato,
era un indelebile impronta:
una cicatrice da vetro,
un dente spezzato.
Quest'impronta aveva volontà,
di osservarti negli occhi
e domandarti perdono,
aveva conoscenza,
perplessità, domande,
era dizionario ricco di parole,
ma le frasi
non si formano per chi non può ascoltarle:
pioggia nel deserto,
pinguino in Egitto;
l'impronta non aveva l'interlocutore come mantide la mattina.
Ho visto un'impronta,
tra l'umido terreno bagnato,
non aveva la freschezza del prato invernale,
non aveva la chiarezza del verde prato estivo,
era un'indelebile impronta:
paziente sul lettino,
sirene fuori dall'edificio;
Quest'impronta aveva acqua:
fiume in piena,
lago vuoto;
Voleva essere ascoltata,
amata,
incastrarsi alla perfezione come puzzle.
Dinamicità di una nuvola,
pianto di una pioggia.
Quest'impronta tesseva alla perfezione,
mescolando le proprie virtù con elementi non suoi,
era burattino per mangiafuoco,
era legno per Geppetto,
aveva unghie graffiate a forza di arrampicarsi,
aveva ginocchia sbucciate a forza di cadere.
Quest'impronta non aveva bocca,
non aveva occhi,
non aveva orecchie,
ma,
seppur impossibilitata,
era seduta,
con il cuore in mano,
a chiederti scusa.
Aveva titolo,
aveva corpo,
ma le frasi non completano il dispiacere,
non completano,
arrampicano,
come edera per un balcone.
Ho visto un'impronta,
tra la volontà di rimediare e la volontà di lasciarti stare,
non aveva la profondità delle parole pronunciate col cuore,
non aveva la visibilità del reale errore commesso,
era un'indelebile impronta.
Quest'impronta,
ora,
prende forma, luogo, colore,
ti guarda,
e ti mostra gli errori,
uno per uno.
l'anello importante era il titolo,
il corpo, non è altro che insieme di parole.
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