E così rimanemmo noi due soli
quando l'angelo partì;
ma i tuoi quasi invisibili polpastrelli
resero brividi alla mia carne.
Il tappeto ingiallito d'autunno,
su cui è difficile scrivere,
ci accolse indifesi e impotenti
nella natura asfaltata e immemore.
Tutto bene, ci disse un santo
che tale non era e distanti
udimmo suoni tribali, primordiali,
che ci avvolsero nell'Io più profondo.
Ci accorgemmo di non essere mai stati
un'entità indistinta, passionale
e fervente d'impeto vitale, ma due
corpi aridi ed estranei, l'un dell'altro odiosi.
Chiedo a me stesso chi sei tu,
parlo da solo guardandoti negli
occhi spenti, di sentimento trapassato,
morto, ucciso, sepolto dalle mie mani.
E così rimanemmo noi due soli,
l'angelo era immaginato, sperato,
controllato dai sensi eticamente materialisti,
che riprendo senza più brividi, di te.