Canto del mare, respiro del vento
scendete al mio cuore al par che un lamento.
In voi odo parlare accorata una voce,
un sussurro, ora piano, ora sempre più forte,
or quasi un grido che strazia.
Mi narra una storia lontana, ma viva,
e ancora presente; di gente passata;
di chi un giorno è fuggito,
fissando il suo lido oltre il sole e ancora,
laggiù ove l’occhio non può più arrivare,
a portarne il ricordo nel cuore,
a conforto, chissà, di un dì meno felice.
Racconta di gente rimasta con coraggio
a lottare, anche quando il suo corpo
è proteso con forza verso chi non c’è più.
Di gente che la vita, il dolore, ha indurito,
che soffre, ma asciutto è il suo ciglio.
La fierezza ne scorgi nel volto,
il suo sguardo ha mille parole,
ma muto è il suo labbro.
Non suoni, non voci ora io posso più udire;
odo solo il bisbìglio del vento,
solamente il sussurro del mare.
Sono le voci della mia gente,
sono l’anima della mia terra.
Terra di querce piegate dal vento
che i rami ne forza, ti amo
e, quasi, non ti conosco.