“ Sono qui per te
e tu canterai la mia illusione,
i miei capelli son come l’oro
ma le mani vi han sempre posto
steppe bruciacchiate,
il mio nome è solo il silenzio
e le gambe si adagiano leggere sul fiume,
vivo nel ricordo del suo passo
la baracca raccoglieva i gemiti
e la serra la sua terra,
non aveva bastoni arrossati di sangue
ma solo due rose variopinte
me le pose sulle labbra
e soffiò una canzone,
vorrei proprio venire con te
ma il richiamo si spense sulla gola,
mi adagiò lentamente sull’erba
e la sua mano non bruciò la mia pelle.
- Posso accarezzare il tuo volto- mi disse
- e baciare la tua bocca
perché il sorriso non è spento
al fiore che pongo sui nostri corpi.-
Io profondamente l’amai
come l’abbia incontrato non rammento,
sai, evito il giorno
e mi dà proprio fastidio il bagliore
e la monotonia del vivere a catena,
ma lui raccolse il pianto della zingara
e rinfrescò la mia arsura,
non l’ho più rivisto da allora
e vago tremante perché mi trovi,
dove sia andato è difficile saperlo
il carro l’han trovato in pezzi
dicono che i suoi fiori siano appassiti
e che il cuore non abbia retto,
a me non rimane che piegarmi nella fredda caverna,
ma la tua chitarra può riprendere il mio sospiro
e quell’attimo d’amore,
i miei occhi son proprio stanchi.”