Dimmi, o notte lucente:
- Cos’è questa pena
che invade,
com’onda la rena,
il mio essere tutto?
Perché, al tuo apparire,
profonda un’angoscia
mi penetra
e preme il mio cuore,
sì come un masso,
che il petto, poi,
tutto ne duole?
Sorella non sei
di tristi mie ore;
eppure ben sai
che, quando sollievo
tu rechi all’altrui fatiche,
a te sola confido mie pene,
solo al tuo silenzio
io offro il tormento
che l’animo stringe.
Così trascorro tue ore;
e fissando, nel buio riflesso,
l’ultimo quarto di luna,
attendo, sì stanca,
e pur grata,
la luce che, amica,
mi fugge i pensier.