A Luciano
Ditemi oh stelle che nel cielo brillate,
narratemi in questa notte la storia,
parlate delle vite, che da lassù osservate.
Urlate il vostro sapere e ne farò memoria,
raccontatemi di chi nella notte urlava,
parlatemi ora che siedo sulla cicoria.
Di chi fu la voce che il sonno tormentava?
Di chi le urla che il silenzio rompeva?
Di chi nella sua stanza ansimava
La notte era calma e non pioveva,
il buio la città silente riempiva
e una vecchia sul suo letto giaceva;
si sentirono tuoni e nessun capiva
sembravan spari, rumori di schioppi
e la paura il mio cuore gremiva
il vento passava tra i pioppi
l'acqua scorreva nel canale lenta
la luna scivolava curiosa sui coppi
la lampada nella stanza era spenta
e quelle urla salivano veloci per le scale
saran state le tre, le tre e trenta
pensai che a tua madre facessi del male
che la tua mente sfogasse la sua rabbia
e che in zucca non avessi più sale
e mi sembrava d'esser chiusa in gabbia
"vi ammazzo tutte" ti sentii gridare
come il mare che s'abbatte sulla sabbia
tutte ci volevi ammazzare
e sembrava non stessi scherzando
e nel mio letto non potei più stare
di capire qualcosa stavo cercando
e mille domande presero la mia mente
mentre tu ti stavi ancora dimenando
altre come me non capivano niente
di ciò che al piano terra accadeva
e di ciò che pensammo ognun si pente
e la mano veloce la porta chiudeva
voltando le spalle alle urla mostruose
tu frutto proibito ed io la tua Eva
e le grida non furono più tumultuose
e il silenzio tornò nella casa a regnare
e le botte sulla porta non furon più paurose
e a letto a dormire si potè tornare.
E fu così che il folle Luciano
la sua pazzia ci fece assaporare
quella notte sembrava un vulcano
ma in realtà dei film scrive le trame,
del cinema sei il signore sovrano!