Sento ancora l’odore della terra
che calpestavo nelle estati torride della mia quasi maturità.
Le passavamo insieme, i miei amici musicanti ed io, quelle stagioni di fuoco, muovendoci senza fretta su auto stipate dei nostri corpi sudati.
E quando non si era in viaggio, si suonava, spendendo il tempo sul palco; altrimenti camminavamo su quella terra,
quasi a prendere possesso di un territorio che nostro non sarebbe mai stato, nemmeno per il breve volgere di un’estate.
Eppure sentire quella terra che si legava ai nostri piedi, un suolo così diverso da quello che eravamo abituati a calpestare d’inverno, che invece sapeva di freddo, catrame e cemento, ci faceva sentire disperatamente padroni del mondo!
Ora quando risento quell’odore provo la malinconia dell’assenza ma le emozioni fantastiche che mi hanno promosso a uomo valgono bene qualche lacrima!
e sono ebbro della terra
che si lega alle mie scarpe
(se scarpe ci sono...)
ebbro della terra