(ndr: consiglio di leggere questa seconda stesura DOPO aver letto la prima poesia intitolata " A...". La prima fu scritta quando ero tanto arrabbiata ed addolorata, la seconda l'ho composta con il senno di poi, cioè quando se ne sono andate le nubi nere che mi nascondevano la visione migliore della vita.)
Adesso ripenso al tempo passato,
a quanto dolore mi hai regalato.
Sei stata ben scaltra tessendo la tela
e ho sofferto da cani, cadendovi ignara.
Talento ti ha mosso, oh mantide avvezza
a questi giochetti già fatti in passato.
E invece sbagliavo nel dirti "mi hai ucciso",
dovrei ringraziarti del torto subìto!
Fottendomi in pieno, in ciò ch'era a me caro,
mi hai aperto gli occhi ed ho visto lontano.
Avevo creduto che il mio grande amore
fosse unico, vero, dotato di cuore.
Non solo avevo innalzato colui
a cui, per amore, avrei dato la vita.
Invece ho capito di che poco spessore
era in realtà quell'omucolo incolore.
Adatti voi siete l'uno per l'altra:
lui senza valore nell'apprezzare gli affetti,
tu vuota nel cuore non pensando agli effetti;
nel nome del dio che t'ha sempre mossa
rincorri affannata una vita di lussi,
volendo, bramando ciò che ancor tu non hai,
ti rovini da sola la vita che avrai;
saranno poi i figli a farvi "la tara"
mettendo sui piatti della stessa bilancia
i valori importanti per la loro esistenza,
quei dolori subìti nell'adolescenza:
l'amore di un padre che l'ha abbandonato,
l'avidità di una madre che l'ha denigrato.