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Ho visto il cielo come una volta
Ho visto il cielo come una volta.
Era azzurro e le nuvole lo decoravano con soffici forme di fantasia.
Guardavo estasiato e vi trovavo i tesori che da tempo cercavo.
Quelli che non puoi comprare,
quelli che puoi solo cercare e sperare di trovare,
in un giorno uguale a ieri che non conoscerà domani.
Perché mai più grande ricchezza sarà necessaria,
mai volti tristi e lacrime salate solcheranno più il tuo sorriso.
I tuoi occhi vedranno ciò che semplicemente sognavi,
e mai nulla sarà più reale di quel sole che ora abbaglia i miei ricordi e mi rende
vivo calore trascinante.
Nel buio delle mie paure lo aspettavo,
sapevo sarebbe tornato a rischiarare i miei desideri,
a rendermi ancora una volta partecipe.
Confidavo nel mare, nei boschi, nella pioggia calda della spensieratezza, nella neve dolce
Che mi avrebbe riportato bambino.
Ho visto il cielo come una volta.
Ero bambino e non sapevo.
Cosa sarebbe accaduto. Come sarebbe stato difficile.
Camminavo e vedevo un mondo di suoni e colori presentarsi intorno a me.
Salite e discese non esistevano.
Guardavo lontano davanti a me.
E in un punto cielo e mare si toccavano, fondendosi e lasciando solamente
immaginare quella linea che chiamiamo orizzonte.
Scoprì che era solo un’illusione.
Ero piccolo e i grandi, dalla loro altezza, vedevano piu in là di me.
Non trovai più parole per descrivere
quello che gli altri chiamano paradiso e
di cui non riesco più a raccontare.
Ma ci avevo creduto.
Veramente. Pensavo che un giorno avrei potuto vivere su quella linea,
dove la natura tutta si trova ed esiste
un’unità
che canta una storia chiamata esistenza.
Dove tutto si muove, cosi che appare fermo.
Dove il mio cuore palpita e vi è comunque un unico silenzio.
Lì parlare non serve.
Ascolto.
E non ho nulla da dire.
Se non che…
Ho visto il cielo come una volta.
Ora son cresciuto, e ho capito che più che conoscere vale essere consapevoli.
Di cosa respira intorno a noi,
di te che mi dormi a fianco,
di noi che viaggiamo sulla strada di quella costruzione di cemento e impegni che chiamiamo vita.
Sappiamo che è solo un luogo.
Siamo grandi abbastanza per non averne bisogno, grandi abbastanza per saperci definire incoscienti.
Crediamo veramente di essere già a casa.
Sappiamo che ora siamo dentro quella linea,
dove l’esitenza intera si trova ed esiste
un’anima
che ha il nostro nome.
Dove tutto si muove, così che appare fermo.
Dove non esistono cuori che palpitano ma vibrazioni instabili di gioia.
Lì parlare non serve.
Ascoltiamo quella breve pausa che vi è tra nascita e morte.
E non vi troviamo nulla.
Se non…
quel nulla che avvolgendoci ci fa sentire
degni d’amare.
E il cielo ora appare come mai prima.
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