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SOPRA IL MARE
Incamminandoti per la sudata erta
hai visto gente in bilico tra i monti
hai visto immagini, come cosa certa,
di indistinguibili e gelidi tramonti.
V’era una luce fioca e tremolante,
intrisa appena di lucide faville,
passavan volti e, ad un passante,
si presentò un mare ancora in stille :
cosa tentare disse l’uomo incolto,
la traversata temendo la burrasca,
oppure attender che il velo sul mio volto
si sciolga a terra disperso in ogni frasca?
Vado si disse e costruendo i passi
piede su piede giunse sopra il mare:
gettava rami, frasche, pietre e sassi
creando un ponte da poter attraversare.
Lunga la via e arrivo di illusione,
aveva in cuore una debole speranza:
ogni sentiero creato con passione
cedeva in qualche dove che si avanza.
E, rigirandosi, preso dai rimorsi,
capì che ormai non sarebbe più tornato:
le onde, il vento e inutili soccorsi
mai più l’avrebbero a terra riportato.
Davanti a se soltanto l’orizzonte,
tenuto fermo da un sole al suo tramonto,
indietro i suoi frammenti di quel ponte
quasi per farlo rendersene conto.
Ahimè che ardua che è la decisione,
quando sei giunto per forza disperata,
od anche se ci vieni per passione,
certo non sai qual sia la tua giornata.
Ma poi intravide un fermo e ritto scoglio,
che l’aspettava impiantato nel suo mare,
quel sasso saldo che vide era l’orgoglio
del suo continuo consumo ad aspettare.
La terra ferma, non più sballottamenti,
pensava in cor l’essere meschino
e, senza dubbi, senza più lamenti,
posò il suo corpo provato dal destino.
Era felice mentre il sole rinasceva
d’essere giunto ad un punto fermo e saldo,
nell’immortalità di quel suo dio credeva
ed aspettava il sole alto e caldo.
Ma di lontano, quasi per dispetto,
il vento sospirava piano piano
e a ricoprir di nubi il suo cospetto
venne la furia di un gelido uragano.
Dove celarsi dagli imminenti tuoni,
se lampi e fulmini colpivan già il suo loco:
non c’era pace, non c’eran punti buoni,
atti a pararlo, nel sole ormai già fioco.
Grida votate ad estremi desideri
lente salivan in cerca d’alte mura,
aneliti di pace, sospinti dal suo ieri,
nulla potevan contro la paura.
Da dietro il mare, maestosa ed imponente,
l’unica strada(via) rimasta alla sua(tua) sorte:
non puoi più andare, ormai non c’è più niente,
che non ti porti a tu per tu alla morte.
Pensa al tuo iter, pensa al tuo vagare,
perché hai intrapreso l’ardua decisione:
era il tuo tempo, non prove da sprecare
per dare sfogo a una piccola illusione.
Combatter contro il tempo che ha salvato,
se non hai neanche raggiunto l’orizzonte….
il tuo destino era ormai segnato
quando fuggivi creandoti quel ponte.
C’è un’altra strada però che ti è sfuggita
ed è la semplice tua rassegnazione:
uomo hai il perdono, se vuoi ancora vita,
l’unica strada della tua ragione.
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