Di carta le membra e il cuore
di legno la testa
d'assie tavole il trono.
Quel re non pose mai lo sguardo
oltre i suoi confini
non marcio mai alla testa dei suoi militi
onde conquistare altre terre.
Mai cinse il capo d'una corona
scintillante per diademo e rubini.
Ne palazzi, ne servi, ne vassalli
ne armi, ne re per volonta di Dio
ma degli uomini, e mai oso' dire:
"io sono il padre di questa terra"
Povero re, non sedesti mai
con gli altri coronati a sontuosi banchetti
a tramar con l'altri del destino dei popoli.
A ben vederlo non cammina con le sue gambe.
ne la natura fu generosa con lui.
Non la fierezza del re,
ne il corpo si eslta' in belta',
ma goffo siede con il suo schelletro di ferro.
Portato in trionfo da noi
sei in balia dei tuoi creatori,
e non sperar di regnare per anni,
i giorni di tua fine sono vicini.
Quella sera vedesti il tuo regno
la tua gente, le voci, i clamori,
la festa per l'ultima volta,
con i tuoi occhi di carta.
Portato in trionfo per le antiche strade
giungevi passo passo al tuo capezzale.
Ecco or ti tolgono dal tuo trono i tuoi vassalli.
Silenzio si rende onore a te sovrano!
Un fuoco compare d'un tratto,
tu taci, sai che il tuo destino è sonato!
Ed ecco che le fiamme
t'avvolgono in un lampo.
Ne urli o lamenti dalla tua bocca,
solo muto vedi le tue ceneri salire in alto.
Danze e soni intorno al rogo.
ed io che ero presente, vedevo in quei festanti
antiche genti impazzar per riti arcani.
E tu povero sovrano salivi
con le tue ceneri al cielo stellato.
Fugaci i giorni del tuo regno.
triste la tua fine.
Cosi la sorte umana,
chi si ingloria per le umane fortune
crede con il suo piccolo potere di sfidare il destino.
Si fasuperiore e fiero
forse dalle sorti umani è sfuggito?
Povero uomo rinsana in te e sii cosciente,
del tuo piccolo potere.
La ruota del destino gira senza tosta,
e prima o poi,
vedrai anche per te giorni aspri,
e sii pronto a veder svanir la tua fortuna
cosi come s'era creata
e il tuo orgoglio mortal, farsi vano.