Senti,
i baci ardenti dell’estate appena giunta,
tra l’oro di spighe ondeggianti,
che sibilano la loro pacata preghiera di vento
al turchino del cielo.
Io ti ammiro, papavero,
mentre ti pavoneggi in una morbida danza di rosso rubino,
bellezza di una vita da poco destata di cui
nessuno conosce il destino.
Il gelido torpore dell’inverno non è che un freddo ricordo,
è tempo di visioni vibranti,
di frutti acerbi,
di albe dorate e frementi.
Tra le dita tremanti di chi coglie il tuo povero gambo
tu sussurri la tua poesia di luce
e racconti la breve storia vissuta su quel fertile campo.
Fu il sole a donarti la vita,
unico imperatore,
maestoso erogatore di calore ed oro,
fu il sole ad ordinartelo,
e tu arrossisti obbediente,
promettendo di ornare a lungo
il suo tempio splendente.