Sono qui.
Seduto a questo tavolo dove vergo fogli
riempendoli di parole senza senso.
Un’odore di caffé viene dalla cucina...
mia moglie si zucchera il suo mentre il gatto
come al solito salta e balla in preda al suo furore.
Le prime tenebre cominciano ad ingrigire la serata
ed il mio animo
che con essa pian piano s’incupisce.
Ci sono questi giorni dove l’inutilità di noi tapini
si fa opprimente;
ci guardiamo male e non ci salutiamo mai,
così, senza un perché particolare,
ma con tanta rabbia inconscia che ci rende aggressivi.
Mia moglie gentile mi porta il caffé
amaro, forte, bollente
come piace a me.
Io mi rispecchio in quel nettare nero che,
m’illudo,
mi tempri un po’ facendomi un qualsiasi beneficio
che non sia lo scottarmi la lingua come sempre.
Il vecchio cieco continua a camminare instancabile sui suoi passi; passeggiate di breve tragitto ma di lunga durata
per non spegnere anche quel poco di luce interiore rimasta in lui.
Anche il gatto s’accorge che lo fisso con sguardo assorto
ed allora si rende utile graffiandomi leggermente
su di una spalla per farmi ridestare e tornare alle mie cose.
Moglie mia che m’abbracci vedendomi un po’ giù
anche tu non capisci che non siamo nulla,
nemmen sabbia per clessidre in questo tempo
sempre più a noi distante,
sognatori d’altri tempi con il cuore gonfio d’amarezza.
Il mio desco mentale é sempre imbandito
di concetti prelibati:
libertà, pace, fratellanza,
di cui mi nutro senza mai esserne sazio.
Questa sera no, non ho voglia di lottare contro nessuno
perché mi sento stanco e sfinito;
preferisco continuare a vergare questi fogli come se dovessi
confidare chissà quale segreto.
Il segreto, già il segreto...
Non vi sono segreti che non si possono rivelare ma io questo
non lo ammetterò mai:i1 coraggio dell’inutilità
che ogni giorno non so
come mi da’ la forza di continuare a vedere se davvero è tutto qui
. Già,
il coraggio dell’inutilità..