Beduini in pellegrinaggio alla Violenza
uomini di famiglia
accetta in mano,
fiaccola nell’altra,
assetati di emozioni
che contrastino l’inutilità
quotidiana in cui strisciano,
regalano scampoli di follia e molto carbone.
E quando la luce sorge sulle strade contorte e sul Colosseo piangente,
tutto è rovina.
Niente ricorda l’evoluzione umana,
da scimmia a sciacallo.
E dovunque trasuda la paura,
l’inquietudine della prossima volta,
di un futuro che ha in promemoria un altro carnevale di violenza.
E mai si laverà via la paura dalla città,
che respira tetra incubi a venire.
Sembrerà scomparire, ma proprio quando
ci si sentirà fiduciosi nel sole tiepido
di una mattinata da Aprile,
la paura tornerà a far stridere le ombre
di una risata oscura,
insinuando il terrore dove sembrava cresciuta
la pace.
La notte degli sciacalli vivrà
nei ricordi di un’auto bruciata,
vivrà nella vigliaccheria di un esercito
di scimmie idrofobe che si nutrono di insetti
infangati d’odio.
Le stelle urlano la luce eterna del dolore
e nel silenzio di una verità taciuta,
mentre uomini
senza volto,
senza bocca,
senza idee,
senza dignità,
senza futuro,
marciano fino al fianco della gente,
muore la città
in un tonfo inascoltato,
coperto dai clacson.