Una sensazione
troppo contemporanea
mi appartiene,
da questo metallico retrocucina
del ristorante viene.
Percepisco
sinuosi movimenti
donne suadenti
matrici perverse di figli,
scheletri apparsi
contemplano stasi
di pasti
consumati nei loro pensieri,
prima dell'ordinare.
Un'emozione
che più non si prova
ribollita
nausea infinita,
consapevolezza non gradita
nel saper perfettamente
ciò che in cucina,
prepara una mente
ancor viva,
solitaria
tra fuochi e fumi
dimena la sua aurea.
Dal retro percepisco
e dell'odore gradisco
il gusto,
ricordo mio più vivo
non del cuoco
ma ciò per lui rivivo.
La sala da pranzo
metafora di vita
non apparecchiata
metallica comunque
anche se lussuosa
stridule risa,
fino alla cucina contagiosa.
Fatto di ferro
il mio giaciglio,
ancor figlio
dello stanco destino,
qui mi limito
ad un caldo cappuccino.