Nel cuore dell'inverno,
quando la luce all'esterno sembra ingiallita di stanchezza,
la malinconia sale, mi avvolge, si condensa,
stilla dai tetri muri delle mie vetuste rovine che trasudano copiosi,
orbene in quei meriggi,
quando l'odor del fumo che pigramente sale dai camini accesi
non ha l'aroma, il crepitar dei ceppi, che allegramente danno calore e luce,
ma l'acre olezzo delle discariche abusive,
allora l'animo mio si smarrisce, è incline a strappar gli ormeggi,
a far sì che il legno, che mi sostiene nel sicuro porto,
s'inabissi negli sconvolti flutti del mare aperto e ostile.
Mentre alzo la scure che reciderà le cime,
le labbra mie si schiudono da sole,
alle mie orecchie giunge il suono di parole note,
che mi furono suggerite mille anni prima:
"In verità ti dico,
chi è circondato dalla fiamma che scaturisce dal liquido ardente,
alfine rivolge, come lo scorpione, contro se stesso l'aculeo avvelenato.
Dimmi Fratello mio, hai mai tu veduto un uomo sobrio
calunniare e trafiggere se stesso?
Vai e cerca Colui che ti dirà:
Io sono il parapetto di un fiume, appoggiati a me se vuoi,
ma io non sono la tua stampella!!"
Il braccio è ancora alzato nell'atto di calare e menar fendenti,
ma le forze pacatamente scemano, con movimento inverso ripongo la scure.
Ora mi è più agevole pensare che anche Oggi è giunta sera,
il fiammeggiante disco del sole s'immerge delicatamente in mare,
arrossando l'aria, rendendola più dolce, meno cupa.
Tra poco lo stesso mare che la sfera ignea aveva preso in se,
in silenzio,
la renderà alla Natura tutta in un chiassoso, allegro, cinguettar di uccelli,
ed io rinnoverò il Voto.