Che cosa ti ha raccontato il vento
quando tra le fronde del salice
il cielo si è squarciato
e la corda si è tesa,
quando hai preso il volo come
un uccello in cerca del nido
e i cerchi sull'acqua si sono allargati
per andare a morire là
sulle sponde della diga,
dove l'ombra del ponte
si è allungata fino a confondersi
col colore della notte?
Ti ha forse raccontato di pianti di bimbi,
di lacrime orfane,
di piccole mani senza sostegno,
di occhi vaganti tra volti sconosciuti
in cerca di quello più amato,
più caro, che donava fiducia e sicurezza
e rischiarava il futuro?
Che cosa, dimmi, che cosa
ti bisbigliava
mentre guidavi in quella folle corsa
verso il salice, lontano dalla vita,
vicino alla tua verità,
verso la tua libertà,
lontano dalla nostra realtà?
Ti parlo, anch'io, nei sogni,
torno bambina
ma tu sei evasivo, giochi con me,
così come hai giocato con la vita,
così come hai giocato con fatui paradisi,
e mestamente sorridi a quella collina,
a quei campi rimasti incolti,
a quei semi,
lanciati con mani tremanti
tra aridi solchi, che il vento pietoso
raccoglie per spargere lontano nei sogni
di chi ti ha amato con poche parole.