La signorina che serve al bancone dei formaggi è tornata a trovarmi la scorsa notte.
Con una chioma lunga e scura che non le avevo notato mentre ammiravo lo stracchino.
Neanche quegli occhi verdi ed il parlare forbito mi sembravano quelli dietro la pila di latticini stagionati.
È tornata per sbriciolarmi le suole di un paio di scarpe che non mettevo da anni.
Lo ha fatto da furbetta del quartierino, non le ha frantumate completamente, le ha venate quel tanto che basta a farle durare perché mi lascino uscire di casa senza sospetto.
È stato sul marciapiede che il ciclista incappucciato stizzito dal mio scarso stile urlandomi dietro mi ha svelato l’arcano.
Figlia di un calzascarpe travestita da sogno irrealizzato, spacciatrice di robiole allucinogene, non eri tu ma solo sembravi ai passi che ho perso.
Tornatene dietro il bancone e lasciami camminare che ho fretta, senza suole in questa mattina di marzo si soffre ancora il gelo come se fosse inverno pieno.