la particolarità di queste parole è quasi eccelsa (non sei male) (i miei complimenti oscuri)
43 commenti:
Anonimo il 20/12/2013 14:18
io non capisco come si possa lodare un testo del genere: non c'è metrica (e si può soprassedere), non c'è punteggiatura (e lasciamo passare anche questa), ma che manchino anche il ritmo e una qualsivoglia bellezza, no...
La paura ci attanaglia come in una morsa, davanti alle incertezze della vita, davanti al tempo che inesorabilmente passa e tutto travolge, davanti ad un futuro che sembra essere sempre più tetro... di fronte a tutto ciò, abbiamo paura!
la paura ci investe tutti... colpa di una società in cui si vuole avere il controllo su tutto.. si è perso il lato animalesco (in senso buono)dell'uomo. Non trovi?
Coraggio e paura, mantenere l'equilibrio nell'azione tra questi due elementi anche con una introspezione psicologica guidata, comunque, a parte consigli, bella poesia, complimenti
veramente un modo originalissimo di esprimere quest'emozione... oddio... sono combattuto, un po' mi piace, un po' mi fa capire lo stato... un po me la devo rileggere
Anonimo il 29/03/2011 20:51
uno stato d'animo che... che ti toglie il respiro... nn è affatto piacevole... descritta bene
la mano tesa in attesa, accompagnata dal tic dell'orologio, aiuta a rompere il silenzio e mette al proprio aggio, facendo scomparire la paura inerte davanti al cielo, dove l'aiuto è certo... scusa il gioco delle parole, ma ho cercato di dare la mia interpretazione forte e significativa
In questa poesia criptica, polisemica, vedo riflessa la condizione di inconsistenza, solitudine ed incomunicabilità, con gli altri, il tutto... e perfino con se stesso, proprio dell' "uomo copernicano", condizione che a tanti sfugge, sì che inerti, non tocchi dalle voci del profondo, insensibili ad un cielo/baratro, non alto ma profondo,
guardano senza veramente vedere e vivono senza interrogarsi... E presi dal contingente, persi nel presente, privi di prospettive metafisiche, se, talvolta, riscossi dal monotono tic tac dell'orologio, avvertono la fuggevolezza del tempo e la loro dimensione transeunte, spaventati, precipitano per un attimo nel buio... ma non si ravvedono!
Verrebbe, quasi, da dire "beati i poveri di spirito"... il poeta, invece, appartiene ad un'altra "razza", troppo affinata - purtroppo - nei sensi e nel pensiero!
Un saluto
Luigia
Conosco bene questo tipo di emicrania, Silvia! Ed il mondo intero continuerà ad averla, se continuerà coi suoi egoismi, il suo assolutismo e la mancanza di empatia verso il prossimo.
Bella poesia, semplice, incisiva, significativa.
Grazie cara... sì, in effetti non è facilissima l'interpretazione. Però ho cercato di dare un significato a quanto la solitudine umana vive, sempre e comunque, senza possibilità di condivisione. L'emicrania l'ho io, quell'altro e quell'altro ancora, ma nessuno la vive in simbiosi con me, capisci? E così per l'esistenza... tristi e soli perchè mai accomunati... come recitava un ottimo Quasimodo... ed è subito sera. Un abbraccio, Silvia
Indubbiamente la tua bella e piuttosto ermetica poesia non è di facile e immediata ricezione:; ci provo. Dunque alla base c'è il senso dell'impotenza umana: le persone inerti davanti alla spinta verso l'infinito (il cielo); la nostra vita è misurata dalla monotonia ripetitiva dell'ovvio (l'orologio), che non riesce a far sprigionare la fantasia(i colori dell'orizzonte); infine il dolore fisico, accentua la paura di vivere. Si tratta di una mia interpretazione di un testo significativo, ma non facile.
Ciao
Ignazio