La portai nel mio castello, la chiamavo Mare
poiché nei suoi occhi si vedeva il maestrale;
baciandomi mi disse che ero importante per lei
e si insinuò nei pensieri miei.
La sua pelle liscia e pura la mente mi intorpidì
e l’ultima goccia di razionalità in me morì,
lacerai la sua carne e bevvi il suo sangue;
ora è qui distesa a terra, la guardo mentre langue.
Sempre solo a vagar di notte io sarò,
questa lezione quella notte mi insegnò,
ma se nemmeno con chi amo conservo virtù
un amore così sincero spero di non incontrare mai più…
(questa poesia non e' mia ma di Riccardo Brumana che ha voluto fare una dedica a me e a Oceano Mare)