Era il nostro rifugio, al tramonto,
quel bosco sfiorato dai nastri dorati
lanciati dal sole che muore, alla sera;
i nostri passi carezze
sui caldi colori d’autunno,
e sulle orme lasciate spuntavano fiori,
soavi pensieri figli del tempo, immortali.
Il profumo dell’aria era il nostro respiro,
una magica ebbrezza,
una voglia d’oblio.
La tua voce, sulla pelle carezza,
animava le ombre
e l’infinito era dentro di noi.
Gli usignoli spandevano intorno
una canzone d’amore
e, tra le foglie, la tua mano cercava la mia.
Poi una corsa tra gli alberi,
un’attesa... e il primo bacio,
le labbra appena socchiuse
e ancora un po’ tremanti,
…e la mia prima lacrima.
Oggi sono tornata in quel bosco
dove, in quelle calde sere d’autunno,
nacquero, dolcissime, le nostre poesie,
io, muto cuore solitario,
in cerca del tuo ricordo
che tu, nostalgico pittore,
hai voluto lasciarmi:
in una cornice di caldi colori,
quasi nascosto, come una ninfa dei boschi,
il mio volto dipinto tra le foglie
ancora sospese sui rami.
Negli occhi, un sorriso di bimba,
sulla bocca, il ricordo di un bacio.
Ti chiamo, ma un’eco muta
riporta il tuo nome sulle mie labbra,
anch’esse ora mute.
E la mia mano, dolce illusione,
si tende a cercare la tua.