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INCONTRO A PRAGA
C’era la luna,
ma era spuntata e livida,
quando Lucifero, Stella del Mattino, e
Legda, Signore dei crocicchi,
si incontrarono
sotto gli occhi
del Santo Venceslao.
<< Salute a te, primo dei Caduti >>
Esordì Legda, accennando un inchino,
a cui Lucifero fece risposta immediata
<< Salute a te, figlio dei destini>>.
E con un cenno l’invitò a seguirlo.
Non so dirvi con precisione neanch’io,
che ne fui testimone, cosa esattamente accadde.
Percorsero piazza Venceslao e al contempo
altre cento, mille, milioni
di piazze. Come se stessero percorrendo
l’idea stessa di piazza e non una piazza.
I palazzi urlavano ad ogni loro passo.
Dalle schiene dei passanti scivolavano via
quelle poche certezze che al mattino
li avevano convinti ad alzarsi per affrontare la vita
e
il loro posto fu preso da ansie striscianti in sella
ad enormi cavallette appestate.
Le urla della città andavano crescendo,
urla d’odio e paura che laceravano l’anima e
corrompevano la realtà.
Il silenzio giunse inaspettato
sulle ali di una non musica,
una canzone muta che cancellò alcuni ricordi
mentre di altri fece sogni da domenica
di Agosto.
Ripristinato l’ordine
Lucifero e Legda volsero verso la via dei fornai
e la risalirono fino a Stare Mesto,
dove impazientemente erano attesi.
L’orologio scandiva da secoli la vita boema,
aveva conosciuto re, imperatori e angeli vari,
ma quando li rivide insieme trasalì.
Da secoli custodiva un segreto:
il loro.
Una scala di luce purissima si materializzò
dalla finestra su cui si affaccia il corteo degli Apostoli.
La Stella del Mattino la salì tra l’incredulità
dei turisti, e giunto all’altezza del gallo d’oro,
lo salutò strizzando l’occhio. Quest’ultimo,
presa vita, gli porse una scatola da cui nitido
risuonava un battito antico, fumoso di nebbia,
non domo.
L’orologio segnava le 11:07 e
non si mosse mai più.
La statua della morte scosse la testa
e invitò il turco, l’avaro e il vanitoso
a non indugiare,
a seguirla sui quattro destrieri arcani,
a seguirla verso il cielo.
Lucifero e Legda presero invece la Karlova.
Qualcosa nella scatola pulsava di vita,
qualcosa che da tempo avrebbe dovuto essere morto.
La folla si fondeva alle grida,
la follia era tangibile,
ubriaca, possedeva gli occhi delle madri,
i coltelli degli amanti e la bava dei cani.
Il fuoco si levava dalla terra
a risplendere i ricordi di demoni
e angeli che non dovevano più indossare
maschere di pelle e di fede.
Solo quando furono giunti al centro del ponte Carlo,
sotto gli occhi di San Giovanni Neponuceno,
Lucifero aprì la scatola.
Legda estrasse un coltello dal mantello invisibile
che separa il reale dal possibile
e giunte entrambi le mani,
pugnalarono il cuore del magister Hanus.
Era il 6/6/66.
L’Armageddon era cominciato.
Le anime dei giusti e dei malvagi
sarebbero di lì a poco state giudicate,
tutte tranne quella del mago Hanus,
confidente di Lucifero e del Destino,
che per antico patto
sarebbe rinato dal ventre della Moldova
per ricordare.
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1 recensioni:
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- Questa tua poesia letta da oltre mille, e non degnandosi di un commento, io Magno de alloro t'incorono, per questa tua eccelsa ma eccelsa davvero, conoscendo Praga e vivendo ancora oggi dopo 30 anni a Bratislava.
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