Tuoni annunciati da fulmini
altri, son ciechi e ridondanti;
le tempeste, il sudore di Dio,
insulsi presagi, moniti falsi.
La superbia, una grandine,
sul velo dell'amor proprio,
ridicole piccosità comvulse
figlie di frustrazioni fosche.
Emerge il bisbetico e fatuo,
fluttua spavaldo, arrogante
striscia dentro questo turbinio
per poi scomparire nel nulla.
Riappare un fascio di luce
sul volto di menti, a morte ferite;
ampie lingue di fuoco rovente
avvolgono forti malignità.
Ruggisce il coniglio,
finisce per belare il leone,
si odono le fusa della tigre,
la pecora sbrana il melonso.