sogno ad occhi aperti e chiusi,
di camminare a marechiaro sul pontile,
anche dentro un velo di pioggia;
ciò che dicono del mio corpo,
i candidi barbagianni asettici,
nei camici delle loro certezze,
non lo odo più,
sento solo fremere i miei piedi,
ali benedette (o maledette) senza volo;
quello che intravedo
dal buco della parete, non me lo dire,
lasciamelo immaginare: il silenzio
rende meglio quando uccide le parole;
io mi sento crescere ancora
come una pianta, ramo dopo ramo
e avrei bisogno di vento,
di nebbie mattutine, di grappoli di sole
in sosta sulle mani;
sento nei viali uggiolare i cani,
la notte e piango e mordo e scalcio,
ma di giorno i miei occhi sono asciutti
e vedrai pronto il belletto
a rallegrare il viso in ogni istante;
parlami della città che non vedo,
anche dell’asfalto di sangue
e dei muri con troppa america sui manifesti
e dei respiri del mondo,
io vorrei e sogno, sogno
ad occhi aperti e chiusi
e quando l’ultima traccia di te è dissolta,
allora le crepe del buio mi avvolgono
e solo allora ho paura,
perché non so dove trovarti…