Che vuoi m’importi del tuo compleanno.
Dei tuoi regali, degli snervanti auguri,
della appuntita torta e delle foto
che senti da quel giorno più pesanti.
Trucchi il tuo volto e non senza sforzo
per non rimpiangermi,
se non altro questa notte,
e stare a galla sino a domattina,
dopo aver spento l’ultima candela
senza soffiarvi sopra ad occhi chiusi.
Dall’appannato specchio del make up
vedrai il superstite da dentro la gabbia
volar lontano come un canarino.
E i regali e la squallida candela
doppioni lerci di rare figurine,
ti angosciano promettendo di tornare.
Non mi diverte questa allegoria:
ma la tua poesia
non posso più cambiarla,
per rovinarla e farmi male ancora.