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Notturno

Silenzio regna, poscia che il sol splendente
da tempo ha ormai l’passo ceduto all’ignota
nivea consorte, che con le stelle l’oscura terra
sovrasta, porgendole fioca, seppur bastevole, luce.

Ogne creatura il corpo sì lasso abbandona
tra le braccia di Sonno, prostrata da li diurni
affanni; e dei monti e dei prati non più si vedon
l’alberi da cui dei grilli proven dolce canto,

del ruscel s’ode l’ lento mormorio, delle foglie
l’lieve fruscio al passar del vento che appena
l’accarezza. Serenità, tenebrosa sposa d’Erebo,
adduci ai cor de la mortal stirpe, che quieta,

se consola, ma poter non hai sul mesto milite,
che a li primi baglior d’Aurora partir dovrà per
stranieri lidi, amaramente lasciando sua povera
amata, che forse più non rivedrà se l’nemico sul

campo, ignaro de la pietà, affonderà la tremenda
lancia nel suo petto. Angosciato, allor, s’avvicina
a la finestra e scruta attonito il nero mare, su cui
Selene posa sua luce, formando luminoso manto;

con lagrime a li occhi, l’tristo innamorato, rimembra
il bel tempo, quando sull’umida rena da le onde baciata,
correva insieme a colei che or è causa dei suoi tormenti,
e insieme a conteplar l’tramonto restavano da amor legati.

Or, però, saggiamente il corpo lascia cader sul morbido
giaciglio, benché consapevole che vana sarà la speme
di trovar quel che l’Fato gli à da tempo sottratto.

 

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2 commenti:

  • MICHELA C. il 25/08/2008 10:25
    versi piacevoli, costruiti con ritmo ed eleganzad all'antico e ancestrale sapore. COMPL... Michela

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