Rigido, sulla riva di un altrettanto immobile lago siedo.
Vento, litigioso compagno di banco oggi assente.
Occhi che tagliano alla vista insolenti fronde di alberi,
troppo fitte e avide per lasciare la luce del sole al sottosuolo,
ora capisco perché oggi non sbocciano più le viole.
Sguscio via dalla morsa di ghiaccio che intrappola i miei Se
e già uno stelo di papavero risponde al vibrare dell’aria,
una zattera muschiosa si avvicina lenta,
portando a bordo una vecchia bottiglia di whiskey,
la bevo e ascolto il tempo che ho passato ad ubriacarmi di te.
Fluido, sul letto di una stanca fiumara torno a casa,
arrendevole ai pendii scoscesi tra le rocce desisto dal chiudere gli occhi.
Fresche risate di bolle d’acqua gassata solleticano le mie orecchie,
sfrontati brividi di tramontana spettinano l’erba nei prati.
Oltrepasso il ponte con gli archi, pochi metri e sarò arrivato.