solitudine passionaria, maliziosa consorte, strofina le sue membra stanche nel rigoglioso giorno a venire, avvilita s'accascia al suolo, sublime ansimante corpo desueto. dell'ardore appassito, un ricordo nell'animo ferito, solo un sospetto di vaga rinconciliazione con la perseverante forza di credere nel sentimento, come amante esangue grida l'ultimo piacere, di reincarnata soddisfazione si nutrela mia redenzione.
nel fumo che si arrampica sui muri di questa condanna, rivive il tempo andato, tra i sorrisi e voluttà consumate, quando della bellezza si mostrava il fiore e di
senescenza paura non vi era dove. rivive il rimpianto solo dell'eccesso, musa rimani nell'istante del tuo massimo splendore, non morire come foglia che cade, se proprio
devi, riposa dolcemente fra le mie intenzioni, senza mostrar la via per l'ade. dannati al lor veleno, lascia questi mostri di vite vissute, rimani li a cullar, chi di pena s'infetta l'animo, la gioia è impulso per chi ostenta sorrisi come brillanti, vive delle oppinioni altrui e di compagnia si circonda per non patire del nero perire. or declamo il mio confesso come serpe in seno cresce l'ossesso, scura ombra mi viene appresso, indesiderata compagnia, parallela visione della mia lucida follia.