Improvvisamente mi ritrovai.
Intorno a me solo acqua: ero nell'abisso. Ma Non mi riconoscevo più.
Chi era chi?
Cosa volevo e che cosa?
Domande che girano intorno e fanno capriole ricadendo in piedi al solito posto senza risposta.
Sogni che fuggono via come impauriti da dimore non più conosciute.
Sentimenti in letargo dietro scogli rosa che frangono il vento di qualunque poesia.
E rumori di vuoto, di suoni sopiti che risalgono dal fondo e che in superficie esplodono come vacue bolle di sapone.
Notti senza luna: sogni silenti spenti dal ghiaccio di un sonno meccanico.
E risvegli d'ira perché sonno e vita, veglia e morte, tutto sembra uguale nell'abisso.
Non c'è differenza e non c'è potenziale, non c'è dinamica e non c'è energia.
Non mi riconosco più.
Chi era chi?
Cosa volevo e che cosa?
Mi volto, sfioro il mio vecchio diario di bordo, all'ultima pagina leggo:
"Il mare era piatto, il tempo era ottimo e le tenebre illuminate dalla luna: tutto può sembrare chiaro, a volte, anche di notte.
La nave è affondata.
Il ghiaccio che sale dall'abisso non si sente e non si vede se il mare è piatto, il tempo è ottimo e le tenebre sono confuse con il giorno quando tutto sembra chiaro anche di notte"