siamo i figli del sudore dei nostri avi, ma dell'onesto puzzo ce ne siamo liberati in fretta e furia, mossi da una luce borghese che ci accecava. Della maestria, del saper fare non ne portiamo neanche traccia, troppo grassi, troppo unti dalla nostra società telecivilizata, per capire. ci siamo persi, abbiamo perso ;il territorio della sconfitta l abbiamo occupato e ne abbiamo fatto, la nostra terra dove uccidere il sole e fare posto alla tenebra, dove impera la disonesta maschera. le sue donne generano mostri di avida pallidità, ma non hanno neanche il colore della cattiveria, però si vendono come lanzichenecchi e basta una montagna in piu che perdono la guerra.
ritrovo il conforto solo nella mia lamentela, so sfogare solo il mio odio, contro me stesso non ho la forza per reagire, so solo stare male e vittimizzare il mio io.
il dottore non mi da la cura, indicizza il mio male e prescrive, la soluzione che fornisce lo sciamanico rappresentante.
non capisce, non patisce, non perisce, cerca costantemente le parole giuste per dirmi che non siamo una generazione di fenomi.
mi accodo alla fila della mutua ricompensa, perchè la colpa è di qualcuno se ho fallito, non mia, regalo agli altri la responsabilità di me stesso, mi guardo dentro e non vedo oltre a me stesso in questo piangere, lacrime di paraffina cadono, che invece di liberarmi, mi ungono la faccia facendomi diventare lentamente un mostro, ma non ho il coraggio di mostrarlo agli altri, che sono io la causa del mio supplizio, cosi maschero la mia identità.
mi travesto da rivoluzionario borghese e mi metto a gridare accodandomi al corteo delle buone intenzioni urlo, grido canto, voglio la mia libertà, voglio il mio diritto di affondare decentemente, nel vostro mare, dove il cielo è rosso e i pesci non sanno piu nuotare, e stanno a galla per non affogare.